LA CERAMICA RAKU
LE ORIGINI
Alcuni maestri di questa cerimonia portarono il significato di questo semplice atto fino al campo vastissimo che spazia dall'architettura all'arte di creare un giardino, all'artigianato, alla pittura, alla calligrafia, ecc.... e cercarono di approfondire, al di là del quotidiano, il valore della vita e il suo valore religioso e filosofico. All'inizio la tazza fatta da Chojiro era chiamata tazza "ima yaki" (cotta adesso), infatti questa veniva cotta in un piccolo forno ed estratta non appena lo smalto si scioglieva ed era ancora incandescente.
Nella sua contemporaneità era all'avanguardia, al di fuori dell'immaginazione tradizionale della tazza; in seguito prese il nome di "Raku chawan" (tazza Raku) dal nome del castello del luogo dove l'argilla veniva estratta...
Da allora si sono succedute quindici generazioni di ceramisti che tramandano questa tecnica, ma questo non significa la semplice riproduzione della forma tradizionale perchè, per citare l'ultimo discendente di questa dinastia :"La tradizione non è un semplice atto di custodire e ripetere".
Nella sua contemporaneità era all'avanguardia, al di fuori dell'immaginazione tradizionale della tazza; in seguito prese il nome di "Raku chawan" (tazza Raku) dal nome del castello del luogo dove l'argilla veniva estratta...
Da allora si sono succedute quindici generazioni di ceramisti che tramandano questa tecnica, ma questo non significa la semplice riproduzione della forma tradizionale perchè, per citare l'ultimo discendente di questa dinastia :"La tradizione non è un semplice atto di custodire e ripetere".
IL RAKU IN OCCIDENTE
Introdotto in occidente negli anni quaranta da Bernard Leach, ceramista che soggiornò parecchi anni in Giappone, il Raku conobbe una lenta ma costante diffusione soprattutto in California negli anni sessanta, sino a giungere in Europa in tempi relativamente recenti.
Ben poco questa tecnica ha oggi con che vedere con la tradizione giapponese poichè altri aspetti sono stati colti di questa innovativa maniera di fare ceramica, come la riscoperta dei lustri metallici ora ottenuti con procedimenti che potremmo definire violenti: l'oggetto estratto dal forno a temperature che variano dagli 800 ai 1000 gradi viene posto in recipienti contenenti materiali oragnici come carta, segatura, ecc...
L'ambiente che si crea all'interno dei recipienti è molto povero di ossigeno e questo favorisce la reazione degli ossidi contenuti negli smalti producendo di volta in volta colori e craquelures sempre diversi, così che il pezzo che ha superato la tempra del fuoco sarà unico ed irripetibile nella sua armoniosa irregolarità. Il Raku oggi, slegato dalla produzione esclusiva di oggetti di uso quotidiano è diventato un modo di intendere l'atto creativo in genere, sottomesso spesso all'influenza della casualità e al fatto di bruciare, è il caso di dirlo, una grande quantità di energia in pochi secondi.